QUANDO PROMISI NON SO COSA PROMISI

Quando promisi non so cosa promisi
Mi annichilii tra pungiglioni verdi
Mi persi fra tempeste e turbinii di mente
La linea di minore resistenza ci fa sperdere il bel
Lume totale dell’intelligenza
Scioglimi questi nodi tu, Maestro, perché il destino si
Ma non nel … gesso …!

NAUSICAA

Ti getterei le braccia al collo
E poi danzerei
Per sviare le ombre dell’amore

 PRENDI LA LUNA
 
… prendi la luna! Ti canterà sulle mani.
È notte. Si alza dal secchio e gocciolando
Rotola sotto la porta.
… Sssshhhh … non alzarti …

LA PAURA DELLA PAURA

E i bambini guardano il mare a mezzogiorno
Barbaglii di luce d’oro sulle onde,
e la paura della paura che c’è nel mondo
li richiama dai loro sogni,
a mezzogiorno in un tiepido giorno luminoso tutto è caldo
si contempla il mare a mezzogiorno
ci si ferma a guardare,
e la paura della paura li richiama indietro

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Incoraggiati s’avvicinano all’onda, non hanno paura i bambini
Incoraggiati
Ma voci, a volte isteriche di paura li richiamano indietro
Ed essi sognano il mare.

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Altri si tuffano con coraggio e a volte il mare li divora

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È l’onda non è ancora calma, non è mai completamente calma
L’onda, a volte resti a guardarla e vedi come il mare
Sbatte uomini di mare tra le onde.
A volte il mare è calmo, a volte ragazzini biondi, solari giocano
Coi sassi.

(2 agosto ’78)

ONDE

Onde, onde di forme che passano
                Il suo sorriso è
               La grandine chiara che colpisce il sasso
E il dar d’elica dell’uccello fiero
               E la sfera di sole
               Contro il rame, 
e il suo sorriso è
l’estate intera che hai prestato al mio cielo,
ed io squassata in questa stanza chiusa
                ti venero così, Amico Dio
                               senza più altari
                               nemici
                               o parole d’affanno,
“nel segreto” come si stabilì

O mio Esiziale …
E se la primavera portò turbini e raffiche
Bianche celesti, e inferni nuovi …
Che io ritrovi la mia estate:
essa, lo so, non se n’è mai andata …

Onde, onde di forme che passano
Il suo sorriso è l’estate.

(8 agosto)

BRINATA SUL TETTO DI FRONTE

Come vorrei che ci fosse la neve, là
Sopra! È così rara vederla in questa
Provincia del sud!

(03/02/’96)

DANZANO I SILFI TRA LE FOGLIE

Mentre le ondine hanno suoni d’acqua
E il musicista traccia segni su carta.
 (In morte di un’amica)
È d’argento questo sole,
                alberi spogli dietro grate di palazzi,

LA TAVERNA, una memoria trascorsa, tornata
                Io ti ricordo sempre
                Con una lacrima dal ciglio sinistro
                Che non esce,
io ti ricordo forse dal lato del cuore.

(Gennaio 1996)

MENZOGNA

Il sole diverrà un buco nero
Io per ora voglio non sapere
        Che l’anima è immortale!

(Gennaio 1996)

ANATEMA FORTE

Cent’anni fa su una piazza d’inverno
Fu disegnata una vergine semovente
Cent’anni fa
Nella febbre
Le sviolinarono sul collo
Febbrili capelli
Cent’anni fa, o tu che non vedi la sorgente e l’acqua
Morale che chiudi le braccia
Morale voltati e non guardare
Morale, quando e dove ti seppellirai?
Gesù Gesù Gesù
Non era quello che si fa tradire da un gesto
Da un’apparenza
Tu che non plastica forma mi volevi dare, prete
Ricordati che sono più libera di
Un gesto teatrale …

PREGHIERA

… e ti perdono, padre, d’avermi ritenuta figlia 
            E figlia solamente,
e … non ti appartengo
            perché mi celerei con tutte le mie cellule
nelle note di lei, della mia Musica,
e ti perdono, padre, d’avermi ritenuta tua figlia,
e figlia solamente …
del mondo io mi vergogno,
esso è sfera talmente disarmonica
             che mi lacera i piedi, (in pozze antiche di sangue)
            :vecchio teatro
            delle parti,

IO L’HO PASSATA, LA PARTE

E ti avevo già detto
Che “uccidevo l’amore perché s’aprisse un varco …”
Ti ho nella mente, prono su un lago bianco
Che domandi perdono
E ti ghermisce la Musica,
            io ho lasciato la parte alla miseria
            che la vuole,
fummo soltanto uomini
maledetti e dèi, Signore,
i dolcissimi peccatori
che nel cielo Intravvisto … si arrenderanno … poi!
            Alla Tua Sfera.

PROMESSA D’ARTE

Luce di secchi contro gli specchi
E di tenerezze fusesi con l’argento
Luce di acqua, d’erbe e di corolle, luce di scogli.
… farfalla senza corpo traverserà
La catena del tempo
Per gettarmi in un’orgia di stelle
Della mente …

(1957)

CHI L’HA VEDUTO … MAI?
E tu, isola, vedi …’om ti circondi
Di gran ferute e di ferucia … gente,
il socialismo era sol … giocondo,
non tutto … vede …!
Né certo meglio fu mai dittature, lo so, l’ho ben capito
E questo è vero …
Però l’uom spesso è … così … all’oscuro
Che tu fiorisci come … forma vera.

Si, io t’ho amata come i gelsomini
O i fior celesti
Che sorgon nel mattino
Nella speranza del cuore bambino
Che sa esultare per la gran bellezza,
poeta fui, ma adesso sono fessa …
 … fessa … mancante … poiché è finito il Sogno
D’essere vera, vera fino in fondo …
Nostra natura è così in … squilibrio
Che non venite a darmi i vostri … figli.
Smettete di mentire or che sappiamo
Come sovente vince spesso il male

E se io avessi le braccia lunghe e fonde
Spazzerei … d’Om … merda … a fondo a fondo …
E ci son quelli che son preservati
Dal gioco che ti dà il migliore dado,
eppur neppure lor … son si … coscienti
dormono … allori … solamente …
Chi l’ha veduto mai … un vero Buono …?
Simeone aspettò davanti al tempio,  (*)
e dopo disse: Ora muoio, contento …
Tu fatti sol coraggio, in fede mia,
che devo farci io se qui sovente
la vita è malattia!

(7 agosto 1985)

(*) Il testo è dattiloscritto, gli ultimi cinque versi sono scritti di lato, a penna. Potrebbero non far parte di questa poesia.

LA PIOGGIA AUTUNNALE
LA PIOGGIA AUTUNNALE OTTUNDE COL SUO VELARIO D’ACQUA … L’ISOLA,
PIETRE NERE, CEMENTIFERE, SULLE CASE QUADRATE.
LA PIOGGIA ENTRA NELLE BOCCHE DEI VICOLI, E IL CIELO È IMPENETRABILE … .
LA GIARA

T’avevo condotto una giara con profumo
Reggendola
Sulle tempeste, quando l’urlo s’era mutato in logica
Quando la logica aveva addotto anarchiche ragioni di verità,
ti condussi la giara tremando
come fossimo stati noi i precursori del genio
della … lampada!

MALUMORE

Nei sentieri del mio amore non è rimasto neanche un fiore
Non è col cuore che si ama
Ma con la spada di Gabriele che combatte il falso piacere
Nei sentieri delle cose divine non è rimasto neanche
Un fiore
Perché i fiori nascono in terra e avvizziscono per
La guerra che combatte il sole con l’aria,
La natura non è gaia.
Dio, attendo quel momento quando infine muore il vento
E sostituisce a questo fiele
L’armonia delle tue sfere.
(chissà dove sbaglio, 1967)

 E VIENE UN AUTUNNO DI COSCE FREDDE

La mia fronte costellata di richiami
Il mio gatto fuggito, ingoiato dal tempo,
pare che il desiderio sia proibito qui, in Terra,
bisogna vivere sbagliati, mentendo
è questa la regola
e viene un autunno di cosce fredde
e acidi che salgono alla testa e ti frantumano
: non aver timore perché non serve,
prendere il tram, sbagliare fermata, vedere
il luogo atteso passarti davanti
e tutti parlano di metterte+lo   là, come fosse una legge,
il nuovo slogan
e avercelo stretto che è come essere nati senza la camicia,
ma cosa stavo mai sognando,
ho fatto un sogno di pavoni con code azzurre
mentre i giornali urlavano guerre e miseria
tanto da farti morire di vergogna,
non era vero niente, la tua umiliazione di cane
dietro la bandiera era pazzìa da divorare;
nel silenzio della stanza, dietro il freddo dell’autunno
inseguo anime assenti, volti dai cui limiti sono fuggita,
a che penseranno questi baluardi issati sul sogno della mia fronte?

È notte e la distanza è grande come essere murati sulla torre,
neppure chiamarli fratelli
non mi è concesso che questo desiderio che
brucia come una candela davanti alle immagini morte
nel buio di una cattedrale,
dove sono?

Dove siete?
Parole che gracidano sullo specchio infinito
Della solitudine,
è tortura il vivere,
manda, dio di pietà, il Tuo Silenzio Buono.

UBRIACHEZZA ’82

Concerto
La musica fecondava le navate e le scale
Sostando negli occhi del suonatore di Viola
… campanule rosa, viole e oscure s’avviluppavano
Alla sua fronte, curvando la compostezza
Del gesto e zefiri morbidi e lenti
Gli sbuffavano i capelli
All’interno del mio cranio mi frangevo
Dietro un’ispirazione galoppante
E nell’uovo d’aria
 La naiade
Mostrava la sua nudità d’acqua e
Vi … annegavo …

BRAVA LA FIGA INDORATA, DORATA

Brava la figa indorata, dorata
Che si acchiappava tutto quel prato
E per i possessi di figa pasciuta
Il mondo intero faceva cornuto,
figa sei forte e forte sul serio
mangi e divori ogni desiderio,
             guarda che hai fatto
hai fatto i fetali
             bello: è diviso il campo dal grano
oh tu sei forte e forte sul serio
ma il mio poeta è poeta davvero 
             e forse non sa
             chi mai ti difende?
Due spiriti bassi 
            Piovuti in mia mente
            E se io fossi davvero “anfetale”
            Gli spiriti
            Getterei nel mondo fetale:
            dio mio che vergogna una vita
                           ch’è morta
            Dio Cristo son pronta
            A che tu seppelisca questa fetida grotta!

          Che poeta sarei se dicessi: oh va bene!
Bene??? Fui stolta
            A fidarmi, 
e l’inferno
            per te 
           ora e adesso vorrei!
Non ci sia giustizia
           Se uno solo
           Riesce sulla terra
           a patire
           l’ingiustizia
                            che avete stabilita!!!!!
Amarmi?
           Neanche nel sogno più
                            Più sogno,
amare questa razza?             No,no,no … .

… … … … … … … … … … … … … … …

Pur avendo difficoltà, in generale, a rapportarsi con il mondo giuglianese dell’epoca, Maria riuscì a coltivare grandi amicizie. I racconti dell’infanzia di Maria Luisa, sua amica, nella casa del nonno le ispirarono la poesia

 VACANZE NELLA VILLA (Gozzaniana)

In un cerchio da giochi m’è comparso
quel mondo che m’hai detto, o Marialuisa
gli si rompean ai piedi tanti narcisi e fiori azzurri,
tutti bene tesi, come voci che chiare sian distese.

Mattini con le rondini e i colombi, rosate colombaie, case piccine …
e i colombi sbuffosi con le coroncine e l’uva zeppa a grani
di rosari … . Dov’è quel tuo mondo d’infanzia ad occhi chiari …?

Ho visto l’aquilone nel sole brillante del mattino,
i pomeriggi gustati tra le viole, le bande eroiche di quei
centoequattro ragazzini e d’uno d’essi
ho visto i riccioli castani e gli occhi arditi come in quei racconti
di Salgari.

L’infanzia buona, l’infanzia senza fame … .
l’infanzia delle zie e dei cugini … .
L’infanzia degli spazi nelle case … .
Grate panciute sopra i balconcini e fiori a ristampar ogni ristaglio
D’aria … e incanti di orzo dentro alle cucine … Sogni di
Marmellate alle
Credenze, 
odor mesciuti nelle
trasparenze ed erbe
a secchi
dietro a ogni gradino della casa cintata
in due cortili.

Ombra del pomeriggio sul cavallo sellato dal ritorno dal mare,
ombra sì chiara col fieno biondo là per degustare … il riposo
Sfera dorata del sole che in un attimo già cede alla perla
Del crepuscolo vicino: odor di fieno intriso alla farina …
Serale casta e buona dei bignè, delle torte … condotte
Al tavolo festoso dal luccichio degli occhi … .
S’imbandisce la tavola all’aperto … il nonno con la sposa
Venerata, morta … al suo posto di tavola, in fotografia … vive nel cuore
Nell’animo … s’incendia di celeste, bianco, rosa e di sbuffi di teste la coda
D’infanzia viva dei nipotini, tornati dal mattino della festa

Al mare … fatti caldi dal sole e dall’aria, giocatisi con la
Carrozza, col vento ebbro ancor di sale marino … .
Tornati
Dallo sgusciare
Nei cortili, dal tepore acre dei cespugli
Nei giardini … .
Dai giochi alla “campana”, dai ruzzoloni … Romualdo,
il capo dodicenne e zio, ha decretato di sfondar le difese
custodite della cucina
per far man bassa del bicarbonato, dei coltelli e del bicchieri
per onorar la buona limonata succosa, trainata
dall’albero aprilino … ricchissimo

Son partiti i bambini, a un cenno dato … . Entrati
Nell’androne silenzioso, meridiano, traversato dai sopori
Della controra, col batticuore hanno divorato le scale … .
Ecco Beniamino, il più snello e piccolo di taglia,
è stato il primo a guadagnar la soglia della gran cucina
agreste, tiepida, arcuata, patronale e cava del rumore silenzioso … .
Il cuoco è appisolato, il gatto elude, il tavolo trionfale è
Guadagnato … Zecca, alle spalle, già unisce il coltello al
Bicarbonato, nella tasca capace della gonna … .
“È fatta, è andata, andiamo …!
Nell’incavo dell’albero assiepati, in una specie di eleganza
Costumata, imitando i grandi e ognun seduto sulla sedia a cerchio
In fer battuto … pasteggiano la buona zuccherata …

La quercia guarda i bimbi, compiaciuta.
Odor di strada terrosa, odor di casa, di pampini violacei sui filari,
di ginestre gettate come chiome, a fianco ai muri.
Vigor d’estate, di famiglia, di tutti noi siam … uno!
Odor di verde. Odor di rugiada sfumata … è incominciata la caccia
Alle lucertoletra i buchi.
La seguivi fingendo un’esultanza lontana dal provare,
una sorta di coraggio astuto, forzato … e forse il loro
t’apparìa coraggio in paragone della ripugnanza … . Ho saputo,
più tardi di un ragazzo che, dopo anni di stragi, fatto adulto,
mentre era al mare … ebbe requie allorquando poté baciarne una …!

È bella la bontà, te l’assicuro …
Bisognerebbe saperla seminare e cavarsi dall’animo …
Gli umorosi tizzoni che dan male … È bella la bontà, è
Verginale … ed è un ambìto stato e tal da … innamorare!

È bella la bontà ed è sì rara …
Tra i viali, i cespugli, le coroncine di fiori … diversi
I grappoli d’erba selvatica, l’albero di mandorlo e di pesca,
il mandarino, la quercia … che facevan da ostacoli alla … caccia,
si strappavano code alle lucertole … Si soffocava … l’ansia,
respiri forti, densi, corse … a dimostrar bravura e coraggio …
la tensione del gioco che afferrava come … una danza!

“Ed ora … via, ai garages …!
Romualdo, in testa a tutti fungeva da manescalco, tirava chiavistelli,
corregge dalla porta e … tuf, già tutti dentro
Dentro, magniloquente, sdrucita, contegnosa … vi appariva Blake;
carrozza d’altro uso … Ci si tuffava dentro!
Qualcuno la guidava … un altro nominava … paesi lontani, dai nomi
Strani.

Beniamino conduceva … a turno si cambiava, e dopo qualche tempo …
L’idea era di nuovo: Cambiamo posto, attenti!
Partiva l’avanzata, snodata tra i cortili, alla volta del
Garage con la Lancia … . 
Fuori uso, con un mistero verde di pampini sul … muso.
Via, diceva Romualdo, ora il viaggio è più svelto!
Da buon capo del gruppo, si poneva al volante, ingranava le marca,
imboniva gli astanti … ”Siete tutti … seduti?
“… questa corsa è lanciata. Tenetevi fermi … . 

Il Roar fatto in coro, le strilla dei più piccoli, un pizzicotto
Dato ad invogliare il … suono … ROAR …
Si levava, alto, nel pomeriggio, il coro.
Rientravano, sfiancati nelle stanze, eccitati, esultanti … già pronti
A ripartire,
di mentre Maddalena, moglie del cuoco, facea balzar dalla cucina un
lungo e chiaro … fuoco!
“Ragazzi, la merenda …!

Pane tostato, odore di bruciato … La corsa alle sedie, il riso
soffocato … quindi la cotognata
si mesceva al celeste dell’aria già oscurata.
Il battito di brace nell’oscuro … le pentole di rame quasi scudi
D’un nume familiare onesto e arguto
Facevano pensare a Babbo natale … Il nonno …! Figura snella
E un poco ossuta, il nonno dalla voce quasi arcana

Dal balcone impartiva ordini piani: Agostino, le stalle … sono chiuse?
Un battito di brace fresca e ardente, quel minuto in cucina là da sola,
i ragazzi eran via per le faccende (a ripulirsi di polvere le suole)
ti dava il modo di risonnecchiare … un istante là … sulla finestra
vuota.

Allora ricordavi la giornata,
i vestiti a fiorami delle zie giovinette,
uno bianco con le rose rosse … l’altro celeste con
i fior negletti,
di mussola a cotone molto freschi … .
l’uscita su in carrozza dai cancelli, il sole alto, i viottoli
al passo lesto
del cavallo … . Agostino gioviale e odor di campi … .
costeggiava un muretto la carrozza … . Appena fuori … ecco l’odor di
pasta … la vita del paese era a due passi. Sulla piazzetta già
l’odor del mare …?

Eccolo comparire, cercato fin dal piede sulla predella prima, ecco, lo
Vedo … adesso è dietro questi due archi bianchi
Che rompono il muro della strada.
È il mare, il mare proprio, proprio lui … .
Azzurro, vasto e pieno dei suoi effluvi, coi suoi zefiri
Che sembrano canzoni … .
Saltavi su di un balzo a battere le mani … .
È il mare, è il mare …!
È il mare grande e buono …!
Era la sua scoperta, credo io, quella beltà che poi non perde mai …
Quell’aver musica, la musica marina …
Lasciami piangere se questa è poi una Terra che ancora getta
Sangue, guerre e mali … .

Lasciami piangere, il mare in fondo è bello, è proprio bello
Come là ti appare, in quel giorno di festa dei tuoi anni di
Quell’infanzia pressata alle finestre d’alberi zeppi …
Gli alberi del pane!

(Dedicata all’amica Maria Luisa) 20 dicembre 1985

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